Se qualcuno pensava che le debacle subite ai Roller Games di Barcellona per mano di Namibia e Chinese Taipei fossero solo sfortuna o imprevisti sul cammino delle nazionali giovanili, forse ora ha capito che è il caso di ricredersi.
Si è chiuso ieri l’Europeo di Roana – Asiago, organizzato dal CERILH, e che ha visto un numero di squadre partecipanti in aumento.
Otto le squadre in under 18, sette in under 16.
L’Italia di coach Cintori è arrivata quinta nell’under 18: decisiva la sconfitta per 4-2 contro la Finlandia nei quarti di finale. Poi sono arrivate le vittorie contro le modeste Gran Bretagna e Belgio. A vincere la categoria la solita Repubblica Ceca, in finale contro la sorpresa Slovenia che in semifinale ha battuto i francesi (a cui va il bronzo).
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Non va meglio alla formazione giovanissima di coach Zurek: l’under 16 ha mancato per un soffio la medaglia, perdendo 3-2 contro la Svizzera nella finalina per il terzo posto. In semifinale un’Italia stanca, che incomprensibilmente aveva fatto giocare tutti i suoi uomini migliori a pieno regime nella inutile gara mattutina, aveva perso contro la Francia per 6-2. Medaglia d’oro alla solita Repubblica Ceca che ha stracciato 7-0 in finale la Francia.
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Nella foto a fianco si possono leggere i commenti ufficiali raccolti da Il Giornale di Vicenza.
Commenti e considerazioni non possono che essere pesanti: in appena due mesi ci hanno sconfitto una lunga serie di nazioni che non ci avevano mai battuto prima, come Namibia, Chinese Taipei, Svizzera, Finlandia. Se è vero che il livello tecnico degli altri aumenta, è innegabile che il nostro stia scendendo.
Vuoi per la continua emorragia di praticanti, ben lungi dall’essersi arrestata, vuoi per la continua improvvisazione e totale allergia alla programmazione (anche quest’anno gli staff allenatori sono stati ufficializzati con estremo ritardo, il 20 maggio con il CU88) che ha portato alcuni coach della nazionale a non vedere neanche una partita di campionato delle categorie da loro allenate, e alcuni ad allontanarsi.
Improvvisazione di cui ci si accorge facilmente anche guardando la comunicazione: il settore tecnico, a Barcellona nelle vesti di cameraman, a Roana si è cimentato nel ruolo di giornalista. Pesante l’assenza dell’unico professionista del settore, Giorgio Prando, ormai arruolato a pieno regime dal Quanta del dott. Quintavalle. Le telecronache sono state affidate al responsabile squadre nazionali.
Un mondo in cui pochi fanno tutto, andando ben oltre le proprie competenze (con evidenti scarsi risultati), ed in cui tanti non si sa proprio che fanno, è un mondo costoso, elefantiaco, poco produttivo e perdente. O forse, potremmo dire, assai poco meritocratico.
In questi giorni abbiamo evitato di scrivere oltre circa l’Europeo sia per la totale assenza di collaborazione da parte degli allenatori, sia per evitare di essere tacciati da “menagrami” e non disturbare i giovanissimi, probabilmente poco abituati alle pressioni mediatiche.
Ma i risultati sono li, impietosi, a dirci che nulla sta girando per il verso giusto.
Meno squadre iscritte.
Meno atleti praticanti.
Meno risultati soddisfacenti.
Zero medaglie su 6 competizioni internazionali alle quali si è partecipato.
Si può scegliere di accettare il fatto di avere un problema, e provare a risolverlo, o continuare a dire che va tutto bene così ed al limite trincerarsi dietro un “è colpa delle società” che a quanto pare è stata la grande risposta a tutti i problemi di questi anni.