Nella Final Six di serie B svoltasi la settimana scorsa a Roana c’è stato un particolare folkloristico che la nostra redazione ha ritenuto opportuno segnalare: entrambe le squadre finaliste, Civitavecchia e Torre Pellice, avevano in panchina un coach donna nonostante la squadra fosse maschile.
Abbiamo allora voluto realizzare un’intervista doppia alle due protagoniste:
Vedere un coach donna in una squadra maschile inizialmente lascia sempre sbigottiti. Come vi trovate nello svolgere questo ruolo?
MG – “Sono cresciuta da giocatrice in squadre maschili e non è mai stato un problema, certo allenare è un’altra cosa ma col tempo ho imparato che non è necessario essere autoritari fondamentale è invece conquistare la fiducia dei propri giocatori”.
EB – “Non ho problemi a svolgere il ruolo di coach in una squadra maschile, la mia squadra è composta da persone adulte cresciute tutte nell’ambiente dell’hockey quindi hanno imparato fin da piccoli il rispetto verso l’allenatore”.
In serie B entrambi i team di finale erano allenati da una donna…vi rende orgogliose questo aspetto?
MG – “E’ stata una piacevole sorpresa scoprire che le due squadre in finale fossero allenate da donne, quindi si, sono orgogliosa di vedere che anche altre donne rivestano con ottimi risultati questo ruolo”.
EB – “Certo che mi rende orgogliosa e spero che questa cosa che ci sono sempre più allenatori donna serva anche a convincere le famiglie che l’hockey non è uno sport “da maschi” ma bensì uno sport che aggrega molto e insegna la disciplina e l’educazione donne o uomini che siano”.
Quale è la difficoltà più grande che si può avere nell’allenare una maschile?
MG – “Penso che le difficoltà che si incontrino nell’allenare un team maschile siano le stesse indipendentemente dal sesso dell’allenatore, senza nascondere che è sicuramente di più facile gestione una panchina femminile per quanto riguarda l’aspetto comportamentale”.
EB – “La difficoltà più grande …farsi spazio in panchina per seguire il gioco poichè i giocatori sono troppo alti”.
E quale invece il valore aggiunto di una donna in panchina?
MG – “Un buon allenatore sarà comunque un buon allenatore che sia uomo o donna. Probabilmente le reazioni di un coach donna sono più pacate e meno impulsive e forse questo aspetto mi ha spesso aiutato a non buttare benzina sul fuoco quando la panchina si agita nei momenti difficili”.
EB – “Non so se c’è un valore aggiunto questo lo devono dire i giocatori”.
Come giudicate le partite della vostra squadra alla Final Six di Roana?
MG – “Sono estremamente soddisfatta del risultato raggiunto, ma indipendentemente dalla promozione ció che mi ha fatto più piacere è stata la reazione dei giocatori dopo la prima sconfitta contro riccione; partita dopo partita li ho visti diventare una squadra e giocare uniti come non avevano mai fatto prima”.
EB – “Considerando che la mia squadra arriva dal promozionale diventato poi serie C essere arrivati in finale per il secondo anno consecutivo incontrando delle squadre per noi nuove è stato un gran risultato certo che se si fosse conquistata la serie A sarebbe stato un colpaccio ma va bene cosi considerando anche che come società siamo al primo anno di attività”.
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