Continuano, come già dichiarato nel precedente articolo, le interviste dedicate alle nazioni meno tradizionali, hockeysticamente parlando, de Il Giornale di Vicenza. Dopo le parole dell’allenatrice della Lettonia, Jansone, il quotidiano veneto ha effettuato un bel reportage sull’hockey namibiano.
Vi riportiamo foto e articolo de Il Giornale di Vicenza:
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Namibia, Africa meridionale. Non fatevi ingannare dalla geografia, questa è infatti con tutta probabilità la nazione più bionda del Mondiale senior femminile. Persino più della Finlandia. Capelli color grano ed occhi blu cobalto, fanno da sintesi ad una storia iniziata verso la fine dell’800, come Africa Tedesca del Sud-Ovest, e ad un presente in espansione, dove all’aumento di praticanti anche fra i giovani di colore fa da contraltare la difficoltà di accedere ad uno sport ritenuto caro e non alla portata di tutti. Questione di differenze sociali che si sta cercando di superare.
“Anche perchè – ci dice l’allenatore Brian Sobel – vorremmo candidarci per i Mondiali del 2018”. Scarsamente popolata (solo la Mongolia ha una minore densità di popolazione) occupata in gran parte da deserti, la giovane repubblica ha grandi ambizioni sportive. Lo si legge negli occhi della sua capitana Suzelle Pronk, con un’esperienza importante anche nella società spagnola Torrevieja: “Ci mancano un po’ di numeri ed una maggiore visibilità sulla stampa, ma piano piano stiamo ottenendo buoni risultati. Qui ad Asiago, ad esempio, ci siamo piazzate ottave, come in Francia due anni fa, e siamo felici”.
Per migliorarsi basterebbe poco, poi però pensi che l’hockey in line si pratica fra la capitale Windhoek ed un altro paio di città, per un totale di 5 campi in tutto e senza la possibilità di poter affrontare in amichevole squadre di altri paesi giacchè loro sono davvero una mosca…gialla nel Continente: “Organizziamo ogni anno 5 o 6 raduni – continua il tecnico – in cui ci affrontiamo fra tutte le squadre, anche contro i maschi”.
Eppure in 10 anni di vita, le “8 rotelle” ne hanno fatta di strada, tagliando il traguardo del quarto Mondiale.
“Oggi in Namibia – spiega la giocatrice Danielle Dobberstein – tra maschile e femminile ci sono in tutto 10 Divisioni, ognuna formata da una decina di squadre. Molte di noi si sono avvicinate a questa disciplina per passione di famiglia, oggi invece si sta diffondendo tra le giovani. Il ricambio però, è lento”.
Normale che Sobel tenti di accorciare i tempi portando in squadra anche ragazzine. Come Svenia, 16 anni, sorriso delicato: “Giocando contro le adulte ti rendi conto che cambia molto la velocità e la fisicità del gioco. Ed allora ti adegui, facendo tesoro dei consigli delle compagne”. Tradotto: meno anch’io come tutte le altre africane di ghiaccio.