Le gare ufficiali sono alle porte ed il mondo dell’hockey in line scalda i motori per una nuova stagione. I tempi cambiano velocemente ed anche il mondo dello sport ha visto crollare alcune certezze e stravolgere i meccanismi che influiscono sul proprio svolgimento. Prima dell’inizio della stagione, ultima del quadriennio olimpico, abbiamo dato parola al consigliere federale Andrea Brancaccio, a 360° sul mondo dell’hockey in line.
Sta per partire una nuova stagione, l’ultima del quadriennio olimpico. Alla vigilia dei campionati, si sente ottimista guardando da dove siete partiti oppure no?
“Rispetto al nostro punto di partenza, abbiamo fatto enormi passi avanti, quando sono arrivato in Federazione l’hockey in line era solo una costola dell’hockey pista oggi è una realtà quasi del tutto a se stante, abbiamo una rappresentanza in Consiglio, un settore tecnico dedicato, un CUG dedicato oltre ad bilancio in netto aumento rispetto al passato che ci ha consentito di avere uno staff nazionale dedicato, una scuola dedicata, e le nostre rappresentative presenti ai campionati internazionali non solo per la Senior ma anche per le giovanili. Adesso mancano solo pochi piccoli passi ed anche l’inline sarà una disciplina con la sua univoca dignità”.
Si è appena chiuso il primo europeo femminile ed under 18 maschile. Una novità molto apprezzata, sia dagli addetti ai lavori, sia dagli appassionati della disciplina. E’ il primo passo verso un nuovo modo di organizzare le competizioni per nazionali?
“Prima di tutto devo fare i miei complimenti agli atleti e allo staff di entrambe le nazionali, in particolar modo a quella femminile che con estremi sacrifici è riuscita a metter su una buona nazionale; la Federazione in questa direzione dovrà fare qualche sforzo in più per garantire alle ragazze un futuro migliore. Sul modo di organizzare credo che presto ci sarà una svolta, a breve inizieranno i Roller Games, che faranno da catalizzatore per tutte le discipline rotellistiche, pertanto in piena sintonia con Darlet (CERHIL), credo che gli Europei diverranno un appuntamento regolarmente cadenzato sia per le rappresentative Seniores che Juniores”.
Rispetto allo scorso quadriennio olimpico è evidente che l’attività delle formazioni azzurre ha avuto un forte aumento. E’ soddisfatto si ciò che si sta facendo o si potrebbe fare ancora meglio?
“Si può e si deve assolutamente migliorare, sempre!
Sono certamente soddisfatto di quanto prodotto anche se la nostra Italia avrebbe potuto raccogliere più medaglie. Detto questo credo che le nazionali debbano iniziare a girare e farsi vedere in tutta Italia, non solo a Roana; le squadre azzurre sono un grande attrattore per ogni disciplina, pertanto una grande pubblicità per il nostro sport potrebbe essere proprio quella di portare in giro sulla penisola gli azzurri, ma ci sono anche tante altre buone iniziative da poter lanciare e che presto proverò a mettere in atto”.
Sono certamente soddisfatto di quanto prodotto anche se la nostra Italia avrebbe potuto raccogliere più medaglie. Detto questo credo che le nazionali debbano iniziare a girare e farsi vedere in tutta Italia, non solo a Roana; le squadre azzurre sono un grande attrattore per ogni disciplina, pertanto una grande pubblicità per il nostro sport potrebbe essere proprio quella di portare in giro sulla penisola gli azzurri, ma ci sono anche tante altre buone iniziative da poter lanciare e che presto proverò a mettere in atto”.
Fino a pochi anni fa, qualunque iniziativa che veniva richiesta dal “popolo” veniva cassata con un lapidario “non ci sono i soldi”. Oggi i soldi, nonostante la crisi economica si sia aggravata, invece sembrano esserci. Come mai? Si è ottimizzato? Si potrebbe ottimizzare ancora? Cosa si potrebbe fare con un eventuale nuovo “tesoretto”?
“Si è ottimizzato, molto e soprattutto la voce dell’inline si sente, probabilmente prima non arrivava, offuscata da altre discipline. Con un nuovo tesoretto si potrebbe ancora investire nello sport e nella programmazione. Sento dire troppo spesso ormai che le differenze tra gli atleti del nord e quelli del sud sono dovuti alle lacune dei tecnici, quasi dimenticando che quei tecnici sono stati TUTTI formati da loro. Quando dico investire nello sport, intendo dare la possibilità che questo sport cresca, che abbia le location per essere praticato, che abbia le forze per potersi confrontare, non come fino ad oggi è successo, che si chiudano le porte a chi ha voglia e non la possibilità! Chi ha voglia e passione va incentivato, non escluso”.
La sensazione di amarezza è rimasta da dopo gli Stati Generali di Verona di novembre 2014. Sono state profuse tante belle parole ma la montagna che doveva partorire la rivoluzione ha fatto nascere il topolino. Fra le principali cause un sostanziale disinteresse della maggior parte delle società alla vita politica della Federazione. Secondo lei, i club si sono resi conto del loro potenziale qualora facessero richieste unitarie?
“Credo che le società italiane siano profondamente immature. Ho conosciuto troppi dirigenti che de visu hanno sparato a zero e che per iscritto non mettono nulla. Non capisco quale sia il timore, eppure, sentendo le diverse opinioni in tutta la penisola il comune denominatore è lo stesso, tanto che in programmazione c’è il cambiamento dei campionati e del tesseramento, in linea con le opinioni sentite. Bisogna uscire dalle proprie tane, il nostro sport può diventare un business per tutti, ma bisogna avere coscienza, consapevolezza e sopratutto bisogna sapersi assumere le proprie responsabilità. Una maggiore partecipazione delle società non potrebbe che giovare a tutti”.
E’ sempre più ambiguo il ruolo della Lega Nazionale Hockey. Dopo il terremoto dello scorso anno sembrava scontato uno scioglimento. Invece non solo tale ente ancora esiste, ma ha avuto anche da parte di FIHP un incarico da 52mila euro per svolgere imprecisati incarichi di promozione e comunicazione. Alla luce degli esigui risultati ottenuti in questi anni, del fatto che la maggior parte dei club non è associato e dell’enorme conflitto di interesse rappresentato dalla figura di Cesare Ariatti (segretario generale in LNH e responsabile dell’ufficio gare e campionati FIHP) ha senso l’esistenza ancora di questa Lega? Perchè la FIHP non si stacca definitivamente?
“Alla domanda “ha senso l’esistenza della Lega” rispondo, perchè no? Se ci sono società che praticano l’Hockey Pista e credono nella Lega, che ben venga, che facciano pure, non ha senso per l’inline che ha un suo percorso, una sua disciplina, la cui strada principale è stata tracciata e i fondi versati per questa causa non sono più giustificabili.
Credo che la Federazione non si stacchi proprio perchè l’Hockey Pista, disciplina dalla grande tradizione, ne è ancora troppo coinvolta, ma ripeto, non riguarda più l’Hockey Inline per nessun motivo, i pochissimi spazi offerti in TV che il bravissimo segretario di Lega è riuscito a “regalare” all’inline, come egli stesso afferma, alla nostra disciplina non servono affatto. Per la divulgazione del nostro sport basterebbe una buona programmazione ed una stabile piattaforma di streaming di cui la FIHP è già dotata, provate a guardare che numeri ha fatto lo streaming in occasione degli Europei di Roana (oltre 11mila views), altro che Rai sport!”.
Credo che la Federazione non si stacchi proprio perchè l’Hockey Pista, disciplina dalla grande tradizione, ne è ancora troppo coinvolta, ma ripeto, non riguarda più l’Hockey Inline per nessun motivo, i pochissimi spazi offerti in TV che il bravissimo segretario di Lega è riuscito a “regalare” all’inline, come egli stesso afferma, alla nostra disciplina non servono affatto. Per la divulgazione del nostro sport basterebbe una buona programmazione ed una stabile piattaforma di streaming di cui la FIHP è già dotata, provate a guardare che numeri ha fatto lo streaming in occasione degli Europei di Roana (oltre 11mila views), altro che Rai sport!”.
Quale può essere la chiave di volta per il futuro? Dove bisogna cambiare radicalmente per passare dagli attuali 2500 iscritti circa ai 14000 della Francia?
“Bisogna aprire la nostra disciplina a tutti, non chiuderla a chi la sa fare. Non bisogna temere gli stranieri ma imparare a batterli ed a non averne più necessità. Le frontiere europee devono essere aperte (come per legge), le piste devono essere sicure e niente di più, non ci devono essere restrizioni tecniche sugli impianti se non per la Serie A, gli altri che giochino e crescano. Oggi una società che vuole affacciarsi al nostro mondo (a partire dall’ultima categoria) deve avere una pista al coperto 20×40 con balaustre omologate e regolamentari, una struttura societaria solida con tecnici, dirigenti, medici, ed un parco di 50 atleti. Ma dove stanno? Forse solo in Veneto. Se vogliamo che il nostro sport cresca dobbiamo far si che si espanda in tutta la penisola e rispetto ad altre nazioni come Francia, Spagna e addirittura la Colombia, siamo in estremo ritardo, troppo chiusi nei nostri ristretti canoni, e troppo a guardare il nostro piccolo orticello.
Senza cambiare l’Italia dell’ Inline si trasformerà in un trofeo delle valli e se a qualcuno potrebbe far piacere, sono certo che a moltissimi questo non va.
L’italia vuole giocare ad Hockey Inline e fin quando ci sarò io a rappresentarla, farò di tutto perchè questo sia il nostro valore aggiunto”.
Senza cambiare l’Italia dell’ Inline si trasformerà in un trofeo delle valli e se a qualcuno potrebbe far piacere, sono certo che a moltissimi questo non va.
L’italia vuole giocare ad Hockey Inline e fin quando ci sarò io a rappresentarla, farò di tutto perchè questo sia il nostro valore aggiunto”.