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MONDIALI ROSARIO 2015: IL NOSTRO RESOCONTO
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MONDIALI ROSARIO 2015: IL NOSTRO RESOCONTO

giugno 28th, 2015 Riccardo Valentini promo, TEAM ITALY 78

Sono finiti ormai da diversi giorni i Mondiali di Rosario ed è giunta l’ora di fare il resoconto di Hockeyinlineitalia.Italia senior7
Un semplice punto di vista, soggettivo come sempre, un’analisi dei fatti avvenuti con la segnalazione di cosa secondo noi ha ben funzionato ed è da riproporre e di cosa invece è mancato e sarebbe da aggiustare.
Nessuno se la prenda, ma è proprio questo lo spirito con cui è nato il portale: propositivo nel dare voce a tutti coloro che profondono impegno e amore per questa disciplina, in prima linea nell’evidenziare i successi ed i buoni progetti ma anche pungente quando c’è da dire che qualcosa non è andato per il verso giusto.

Questa una sintesi del nostro pensiero:

COSA HA FUNZIONATO
– I risultati di under 20 e femminile: migliorare il proprio piazzamento di sempre è un passo avanti. Enorme per quanto riguarda l’under 20, per la prima volta a medaglia nella sua storia. Seppur in una competizione a ranghi ridotti, i ragazzi di coach Sartori hanno “toppato” solo la semifinale con la Francia ma rimane un Mondiale sopra le righe, frutto di costanza e dedizione. Bravi.
Stessi complimenti, anche se in dose minore, per le ragazze, che hanno infranto il loro miglior piazzamento. Il quinto posto deve essere una base da cui partire e non l’obiettivo finale, ma intanto si sono fatti passi in avanti.

– I raduni di preparazione: ne sono stati fatti diversi, per tutte le categorie, organizzati con preavviso e funzionalità. Sono lontani i tempi in cui non c’erano neanche le divise da allenamento… qualche dettaglio è ancora da sistemare ma rispetto al passato è proprio un altro mondo.

– I giovani in prima squadra: chi si aspettava di vedere Andrea Bellini, Letterino, Vendrame e Baldan come “spettatori non paganti” in prima squadra si è dovuto ricredere. Hanno tutti avuto il loro “quality time”, anche se in dosi diverse, e non hanno fatto rimpiangere di essere stati portati. Baldan e Bellini hanno ben figurato in terza linea, Vendrame ha girato in prima e seconda con il gioiello della doppietta nella finale 5° posto, Letterino è andato persino a segno. Quella dell’under 20 è la prima generazione quasi completamente formata da rolleristi pure, non sta affatto deludendo. Complimenti a chi gli ha dato fiducia, a chi ha costruito atleti di valore, a chi questa fiducia non l’ha resa vana.

– L’entusiasmo sui social: specie la prima settimana, quella under 20 e femminile, si è vissuta con quell’amore patriottico che in genere in Italia si desta solo per i Mondiali di calcio (e quando l’Italia va bene). Grazie anche al supporto di Ceschini e Tomasello che hanno reso partecipi gli appassionati rimasti in Italia con numerose foto sul nostro gruppo Facebook “Hockeyinlineitalia chat” ci si è sentiti tutti parte dello stesso mondo. Quasi 1000 sessioni al giorno sul sito Hockeyinlineitalia.it, a cui ci sono da aggiungere la valanga di click, mi piace e condivisioni avuti dal gruppo e dalla pagina ufficiale. Il mondo dell’hockey in line si è stretto intorno ai propri pupilli con entusiasmo.

– I Veterani: i “veci” vanno sempre meglio. Nonostante il clima completamente amatoriale e nonostante l’autofinanziamento totale, è arrivata una medaglia d’argento che, è impossibile negarlo, ci rende orgogliosi. Da questa passione non si può che imparare.

– Orgoglio arbitri: ancora una volta un fischietto italiano in finale, ancora una volta Andrea Fonzari. Ci si lamenta tanto di questa categoria, ma è l’unica che arriva puntualmente in finale. Ora l’obiettivo è allargare il giro e fare in modo che oltre a Fonzari anche gli altri capaci fischietti italiani si possano affacciare a queste competizioni.

Il gruppone di Italia femminile e under 20

Il gruppone di Italia femminile e under 20

COSA NON HA FUNZIONATO

– Il risultato dell’Italia senior: il 5° posto è sì un miglioramento rispetto agli ultimi due settimi posti, ma alla luce delle squadre presenti, con una Svizzera in formazione più che ridotta e l’assenza del Canada, il terzo posto era alla portata. Lo scivolone più grosso è stata la gara inaugurale persa contro la Spagna; si sarebbe dovuto rimediare con gli Usa in formato minore (sia perchè il team FIRS si paga da solo il proprio viaggio, 2500 dollari, sia per la concomitanza con il Narch che ha più appeal dei Mondiali) ma gli americani sono pur sempre gli americani. Al quarto di finale contro la Francia ne è uscita una gara equilibrata ma la sconfitta in quel frangente non è da condannare. Forse ci si è sopravvalutati dopo l’amichevole iniziale contro la Repubblica Ceca (vinta 2-1 dopo i tempi regolamentari), forse è stata solo sfortuna, ma quel 2-0 contro la Spagna grida vendetta. Così non fosse stato, ai quarti contro la Lettonia (molto più attrezzata dello scorso anno) si sarebbe potuto vincere ed andare a lottare per una medaglia, con il 3° posto alla portata. Peccato.

– I troppi dirigenti: attenzione, questo dato è da leggere con estrema attenzione. Da una parte, se la Federazione ci dedica molte risorse a bilancio è segnale di attenzione, ed è un grosso bene. Così come il fatto che l’organizzazione abbia funzionato. Ma tentare di razionalizzare e convincere la Federazione ad investire nella programmazione altrove (abbassando l’iscrizione ai campionati o prevedendo rimborsi benzina le categorie nazionali più giovani), può essere un bene. Il fatto di avere il doppio dei dirigenti delle altre nazioni non è stato un bel segnale.

– La comunicazione: questo aspetto purtroppo ci ha visti anche protagonisti, nostro malgrado. Decisamente da rivedere la comunicazione della FIRS: assenza dello streaming, assenza di degni highlights, mancanza di un’adeguata pubblicizzazione in loco…basterebbe vedere cosa fa l’IIHF per i Mondiali in line e prendere ricchi spunti.
Altrettanto negativa la decisione dei responsabili della prima squadra, che hanno ordinato a mezza bocca di parlare solo con gli organi ufficiali, pensando ingenuamente che tale direttiva potesse non passare all’esterno, e poi fare una parziale marcia indietro dopo l’invito al buon senso arrivato direttamente dal presidente Aracu. Il segnale che è passato purtroppo è quello più brutto che ci possa essere: che al di là di tutto, siamo ancora un mondo troppo piccolo e molto poco professionale. Da che sport è sport, il team della Nazionale (allenatore, staff, giocatori) è in massima visibilità e soggetto alle lodi e alle critiche del mondo dei tifosi, spesso neanche lontanamente esperti della disciplina. Cercare di sottrarsi a questo è indice di scarsa professionalità comunicativa, e purtroppo la linea conduttrice comunicazione-mass media-sponsor-soldi-professionalità è indissolubile e tipica dello sport di alto livello dei giorni nostri. Essendo ancora lontani da mass media e grossi investitori, siamo ancora lontani da queste logiche. E provare ad ostacolare chi nel suo piccolo dà il suo contributo, è una decisione che va semplicemente contro l’interesse dell’hockey in line e dello sviluppo della disciplina.

– Le illustri assenze: da una parte, nella Nazionale senior si è dovuto fare a meno del crack del campionato italiano degli ultimi due anni, Banchero per motivi di lavoro. Ciò aggiunto alle assenze di altri campioni assoluti come Gruber, Dorigatti (infortunato), Tomasello (lavoro) e Luca Roffo hanno fatto calare il potenziale della squadra. Sarebbe bene riuscire a fare in modo che l’allenatore possa scegliere effettivamente i migliori (Tomasello e Banchero sono i due miglior marcatori del campionato italiano): purtroppo questo è un grosso limite di uno sport che nonostante non lo si voglia ammettere è amatoriale e dove quindi i protagonisti devono fare i conti con la realtà, che si chiama famiglia, lavoro, ferie, infortuni non curati da grandi medici, etc…
Discorso parzialmente diverso per la femminile: per divergenze di vedute fra staff tecnico e le ragazze del Torino, si è arrivati ad un muro contro muro e neanche una ragazza campione d’Italia convocata. Fondamentale che ci si metta a tavolino a parlare, magari con una mediazione, perchè non vedere neanche una draghetta con la maglia dell’Italia è qualcosa che sicuramente stona.




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Riccardo Valentini

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