Un italiano al Narch, uno dei più famosi tornei americani di hockey in line. Sarà Marco Peruzzi, goalie toscano (aretino per la precisione) a rappresentare il tricolore all’appuntamento del 17-20 gennaio di Huntington Beach, in California per i Winternationals.
Il portiere “giramondo”, quest’anno in forza al Monleale, ha girato moltissime squadre nella sua carriera: in serie A ha giocato con Milano, Verona, Arezzo, Edera Trieste (con cui vinse anche uno scudetto) solo per citarne alcune, in serie B con Piacenza e Forlì oltre alle esperienze su ghiaccio con il Real Torino e al Goteborg in Svezia, ai tempi dell’Erasmus.
Il nostro portale lo ha intervistato alla vigilia della partenza negli USA.
Perchè parte per il Narch? Quale è il giorno della partenza e quale il rientro?
“Un’esperienza che mi mancava, ho girato molto per giocare, ho avuto la possibilità e la voglia di giocare tanto anche all’estero, ma mi mancava andare a giocare nel Narch, quello che da molti anni è forse il torneo più importante al mondo. Mi mancava una partecipazione di questo tipo.
Partirò domenica, dopo il match contro il Real Torino e mi sto organizzando per rientrare per il turno di Coppa Italia contro Verona, saltando la partita contro Ferrara. In questo modo il mio amico Nicola Lettera mi dovrà una birra”.
Quale sono le motivazioni che l’hanno spinta a partire? Solo vacanza o stimolo sportivo?
“Diciamo che lo stimolo è sicuramente quello sportivo, in più ci ho aggiunto qualche giorno a New York di vacanza a casa di uno dei miei migliori amici che vive negli States da diversi anni. Poi non poteva mancare una puntata al Madison Square Garden a vedere il mio ex compagno Lundqvist”.
E’ già in contatto con qualche squadra? Cosa si aspetta dal torneo?
“Ho parlato con diverse squadre tra cui anche i Rink Rat Trickster ma non mi potevano garantire di fare tutte le partite e visto che vado per giocare giocherò due divisioni (Platinum e Gold, ndr) con i Labeda Pama International.
Sicuramente imparerò molto e mi aiuterà ancora a crescere”.
Cosa pensa del livello di gioco americano? E di quello Europeo?
“E’ difficile fare un paragone tra gli stili di gioco nelle varie nazioni, poi visto che le regole sono diverse e sopratutto le porte sono più grandi cambia un po’ tutto. Anche avendo giocato per una stagione in Svezia, una volta tornato non è facile fare un paragone. Si tratta di due sport differenti nello specifico. Penso che comunque al momento il livello francese sia quello più completo e da prendere come esempio”.
Lei in tanti anni ha giocato con moltissime squadre in Italia. Cosa pensa in generale del nostro movimento?
“Sono oramai alla 21esima stagione da senior, quindi diciamo che ho visto molto della storia di questo sport. Onestamente dal punto di vista tecnico individuale negli ultimi 4/5 anni ho visto tanti giocatori preparati tecnicamente, ma quello che è sempre più carente è il saper comportarsi nelle situazioni di gioco, credo che in generale bisognerebbe lavorare nei rispettivi club di più sulla tattica”.
In bocca al lupo Pera, ci sentiamo al ritorno.