Mai come in questo momento il nostro sport appare allo sbando e senza una precisa direzione.
La situazione della serie A2 è particolarmente eloquente: dipinta per anni come campionato professionale, l’anticamera della A1, sono due anni che è in realtà accessibile a chiunque voglia visti i suoi alti costi e la pioggia di ritiri. Quest’anno è toccato a Novi, Montebelluna e Asiago Newts farsi da parte e gli organi preposti hanno dato il via ai ripescaggi per arrivare ad 8 squadre iscritte, così come avvenuto lo scorso anno quando approfittarono della liberalizzazione il Modena, il Legnaro ed il Polet Trieste, poi approdato in A1.
Il rifiuto delle due squadre in cima alla lista di ripescaggio, ossia i non promossi Asiago Black Out e Forte dei Marmi, ha fatto si che anche quest’anno l’iscrizione fosse libera, con la Federazione che si è riservata la facoltà di scegliere in base a suoi soggettivi parametri la partecipante all’A2 nel caso fossero arrivate più richieste.
Il termine ultimo era il 1 settembre ed in questo momento (20,45 del 2 settembre) ancora non si sa nulla. Non si sa se semplicemente nessuno ha fatto richiesta, e quindi l’A2 in un modo o nell’altro dovrà essere a 7 squadre, o se le iscritte sono più di una e quindi si sta pensando a come scegliere l’ottava classificata. Nulla sul sito della FIHP e nulla sul sito della Legahockey, fermo al 15 agosto (e per la cronaca con 7 articoli di hockey pista e 1 di hockey in line).
In altri sport, ben più ricchi e organizzati di noi, alcuni secondi possono fare la differenza (è il caso del trasferimento di Joao Silva dal Bari al Palermo calcio LEGGI QUI) mentre nell’hockey in line a distanza di due giorni non si sanno le iscritte alla A2, e non lo sanno neanche gli addetti ai lavori. Quella stessa A2 però dalla quale si richiede massima professionalità, visto che “si tratta di serie A, mica pizza e fichi”.
C’è bisogno di una svolta epocale, dicevamo il 17 luglio. Oggi non possiamo che ripeterci, è evidente che così non si può andare avanti.