Nel turno di campionato di sabato scorso insolito esordio in serie A1 per un terribile “giovanotto”: Marco Roberto Favaro infatti ha disputato la sua prima partita interamente da titolare nella massima serie alla tenera età di 44 anni. Il suo Sportleale Monleale ha perso 5-3 in quel di Padova, noi ne abbiamo parlato con il goalie.
A 44 anni esordio da titolare in A1. E’ possibile provare emozioni forti anche da “Master” ?
“Sicuramente, la voglia di far bene e di supportare la propria squadra soprattutto in occasione di una partita in A1 non ha età. A 44 anni hai sicuramente qualcosa in più da dimostrare, sia a te stesso che agli altri. Nel mio caso sicuramente una motivazione in più per far bene è stata quella di dare un buon contributo al gruppo che a Monleale è veramente unito, nonostante un range di età molto eterogeneo che va dai 17 ai miei appunto 44. L’emozione la provi sicuramente più prima che dopo la partita, quando cominci a giocare pensi solo a far bene in campo, per tutto il resto c’e’ poco spazio”.
Come ha gestito l’emozione mentale e la parte fisica con i ritmi dell’A1?
“La gestione “mentale” per un portiere è una questione molto delicata, basta poco per passare dalle stelle alle stalle. In questo sicuramente mi è d’aiuto l’esperienza di tanti anni di gioco che mi aiuta a essere positivo e propositivo durante tutte le fasi di gioco. Per quanto riguarda la parte fisica, nonostante io non abbia un fisico “tonico”, la stanchezza l’ho sentita solo verso gli ultimi 7 – 8 minuti ma gli allenamenti di coach Crivellari alla fine han dato i loro frutti e ho tenuto fino alla fine”.
Come pensa di aver giocato?
“Questa domanda la deve fare ai miei compagni e ai miei avversari. Ho dato il 100% di quello che avevo da dare, sicuramente in un paio di occasioni come quella del goal di Veronese su errore difensivo mio avrei potuto far meglio e questo sarà quello su cui focalizzerò gli allenamenti di questa settimana dato che anche con Vicenza sarò tra i pali”.
Come vive il suo ruolo da secondo?
“Il mio ruolo da secondo lo vivo in maniera molto tranquilla, conoscendo bene i miei limiti ed essendo onesto e obiettivo con me stesso, con la consapevolezza che un coach non appena si presenta la possibilità un secondo portiere lo farà giocare. Ho sempre avuto un buon rapporto di amicizia sia con Marcello (Platè) che con Andrea (Rivoira), di cui sono stato io a suggerire il nome alla società non appena saputo che Marcello non avrebbe potuto continuare a giocare”.
Un secondo portiere secondo me è quello che dalla panchina deve aiutare il primo, anche se ovviamente in competizione: fra goalie si crea un rapporto speciale, la maggior parte delle volte alla fine si rema tutti in una direzione”.
Come è arrivato a Monleale? Come vive lo spogliatoio?
“A Monleale sono stato chiamato qualche anno fa da coach Cintori che allenava la serie B e le giovanili. Da allora con i ragazzi e con la dirigenza ho sempre avuto un rapporto splendido. Quest’anno mi hanno chiamato a sostituire Russo che si è preso un anno di pausa per motivi personali. Lo spogliatoio lo vivo in maniera splendida, i miei compagni sono ragazzi veramente in gamba che mi hanno accolto come un fratello maggiore, si è creato un rapporto veramente speciale da subito”.
Cosa si sente di dire ai suoi colleghi più giovani?
“Ai ragazzi più giovani mi sento dire di aver sempre coscienza dei propri difetti e dei propri punti forti, di essere sempre onesti con sè stessi, di impegnarsi molto durante gli allenamenti ma al di sopra di ogni cosa di divertirsi, alla fine questo è solamente un gioco”.