Il portiere italiano, nativo di Asiago, ha vinto ovunque è stato, raccogliendo sempre medaglie e complimenti. Ora coach del settore giovanile del Rethel, ha parlato del suo passato, presente e futuro in esclusiva a hockeyinlineitalia.it
di RICCARDO VALENTINI
Jean Baptiste Dell’Olio è stato uno dei grandi portieri dell’hockey in line italiano agli albori. Ha girato quasi tutte le squadre di vertice in Italia e non solo: il giocatore asiaghese infatti ha militato anche in Francia, dove risiede tuttora, ed in Spagna, nell’isola di Maiorca. Il goalie ha parlato approfonditamente in esclusiva a hockeyinlineitalia.it della sua carriera, delle sue aspettative e dei suoi obiettivi da allenatore.
Quale è la sua storia con l’hockey in line? Con che squadre ha giocato in Italia, in Spagna ed in Francia e che titoli ha vinto?
“Ho iniziato l’hockey in line nella stagione 1998/1999 con il Milano 24, squadra composta da giocatori eccezionali e da un pressidente davvero molto speciale che riusciva sempre a far tirare fuori il meglio da ognuno di noi. Abbiamo vinto il titolo di campioni d’Italia. Poi l’anno seguente fui contattato dai Ghosts Padova che militavano in Serie A2. Volevano al più presto arrivare in A1. Ci siamo qualificati alla final four e in semifinale abbiamo vinto 4 a 0 contro l’Asiago ma poi perdemmo in finale contro il Roma di Trinetti e Mannetta, mi sembra 3 a 1. L’obiettivo fu comunque raggiunto e arrivò la promozione in serie A. L’anno seguente fui contattato dai Wild Boys Noto dove mi ritrovai l’allenatore che avevo a Padova e molti compagni di squadra del Milano 24. Noto voleva salire in serie A e anche qui l’obiettivo fu raggiunto alla final four a Viareggio con Asiago, Modena e Arezzo. L’anno seguente trovai un accordo con i Lions Arezzo in serie A1 dove in semifinale siamo stati eliminati dall’Asiago. Quarto posto nel campionato al primo anno di A1 se non erro e convocazione al Mondiale di Pisek dove per un errore arbitrale non potemmo giocare la finalissima. Quarto posto al Mondiale con un team superunito, fu un’esperienza indimenticabile.
Poi fui contattato da una squadra francese, Les Beach Boys de La Roche sur Yon. La squadra era composta da buoni giocatori come Clement Gregoire (ancora oggi nazionale francese), Frderick Corbeil (nazionale canadese), Maxime Naud e due giocatori della Rebubblica Ceca. Vincemmo la medaglia di bronzo nel campionato e d’argento nella coppa di Francia. Poi sono stato vicecampione d’Italia con l’Edera Trieste e l’anno seguente campione di Spagna col Mallorca, con cui ho vinto anche la medaglia d’argento nella coppa del Re e il premio del miglior portiere della Liga e miglior portiere della final four della coppa del Re. Ora mi appresto ad iniziare la mia seconda stagione comme allenatore del settore giovanile dei Diables des Rethel”.
Da quanti anni è in Francia? E’ contento della sua scelta? Conta di rimanere a lungo?
“Vivo in Francia da ormai 4 anni e mezzo, una scelta un po’ obbligata visto che la mia ragazza è francese (ride). Per il momento sono contento di questa scelta, anche perchè lavoro per il club più importante d’Europa”.
Fa ancora il giocatore o è solo allenatore? Quali sono i suoi obiettivi? E quelli del club?
“Mi alleno con la squadra Elite per tenermi in forma ma il mio ruolo è allenare i giovani e cercare di colmare i buchi creati in passato per far partecipare al campionato giovanile almeno una squadra per ogni categoria. I miei obiettivi sono di insegnare il meglio possibile questo sport appassionante e di far arrivare in Elite giocatori locali. La stagione passata l’under 10 è stata fantastica: medaglia di bronzo su 71 squadre. Gli obiettivi del club sono gli stessi miei a livello giovanile, mentre per l’Elite si cerca la vittoria in ogni competizione giocata”.
Ha mai pensato a tornare in Italia? Ha mai avuto chiamate a proposito?
“Se devo dire la verità l’Italia mi manca e chiamate non ne ho mai ricevute. Però un contatto molto interessante da parte di una società di A1 tramite messaggio privato di Facebook c’è stato. Rethel mi sta pagando una scuola di Educatore Sportivo e sta investendo molto su di me, a loro sono molto grato”.
Quali sono le principali differenze fra l’hockey italiano e quello francese?
“Credo che la maggiore differenza sia quella che in Francia si pattini di più e l’intensità del gioco è quindi maggiore”.
Cosa le manca dell’Italia? Le piace la vita francese?
“Dell’Italia mi mancano molte cose: mia sorella, il mio miglior amico Bokuc, tutti i miei amici, il cappuccio e gazza in paninoteca, la mia casa, Asiago. Qui in Francia si sta bene ma sono cresciuto in Italia ad Asiago ed è normale che mi manchino molte cose.
Chiuda con un saluto.
“Faccio l’in bocca al lupo a Riccardo ed Andrea per questo nuovo sito e ringrazio per questa intervista. Un abbraccio a tutti i lettori e ai miei amici. Buon Campionato a tutti”.