Giocare ad hockey in line nel sud Italia non è mai facile: impianti fatiscenti, lunghe trasferte e poche partite all’anno. Ma la passione che contraddistingue la parte bassa del nostro Stivale non si fa mancare anche nell’hockey.
Un esempio fulgido di quanto la passione spinga i ragazzi a giocare nonostante tutte le difficoltà è Dario Russo, portiere classe 1987, cresciuto sportivamente nell’hockey Napoli e quest’anno in prestito a Civitavecchia.
Con lui abbiamo fatto una chiacchierata su cosa si prova a giocare ad in line in queste realtà lontane dal “gotha” del nord.
Dario, come si diventa un giocatore di hockey lontano dal ghiaccio e dai posti dove questo è più conosciuto?
“L’hockey mi è sempre molto piaciuto, anche quando non sapevo che si giocasse a Napoli. Per esempio ero particolarmente attratto dai videogames. Poi, per puro caso, ho scoperto che allo stadio Collana di Napoli c’era un gruppo di ragazzi che giocava questa disciplina. La settimana dopo mi andai ad informare e da lì è iniziato tutto e non ho più smesso. Ormai gioco ad hockey da 14 anni”.
Quali sono state le maggiori difficoltà che ha incontrato sul suo cammino e quali le gratificazioni nel vivere uno sport così difficile?
“Le maggiori difficoltà principalmente sono quelle legate all’impiantistica: fare sport in impianti al limite della praticabilità e all’aperto ha significato tanti allenamenti persi a causa della pioggia e comunque delle condizioni non ottimali per provare a dare il massimo, nonostante il significativo e lodevole sforzo di tutti coloro che da tanti anni fanno il massimo per portare avanti questo sport. Abbiamo sempre superato tutte le difficoltà ma è innegabile che si fa tanta fatica, anche per cose che dovrebbero essere scontate.
Fra le maggiori gratificazioni quello di non aver mai smesso nonostante le difficoltà e l’aver conosciuto tanti amici, preziosi anche al di fuori dell’hockey. Il gruppo è stata la cosa più bella, mi ha dato la possibilità di crescere con belle persone”.
Quest’anno è arrivato a Civitavecchia, quasi per caso. Come è stato giocare contro formazioni di A1 come Forlì e Molinese in coppa FIHP?
“E’ stato molto bello, soprattutto perchè sono squadre che difficilmente incontro e mettersi a confronto con loro è importante dal punto di vista sportivo. E’ stata una situazione eccitante, una volta in campo non ho più pensato a niente ma solamente a giocare e tutto sommato, nonostante il risultato, ne sono venute fuori belle partite. Mi sono divertito veramente un sacco”.
A gennaio si trasferirà in Finlandia per motivi di studio. Tenterà un approccio con l’hockey locale?
“Sì, sono già in contatto con una squadra amatoriale di Helsinki e mi allenerò con loro sul ghiaccio. Non sono nuovo del ghiaccio: ho fatto gli stage a Val di Fiemme quando ero un adolescente e quattro anni fa quando andai in Finlandia per qualche mese. Rispetto a Napoli sono tutte altre condizioni di gioco e quindi è molto stimolante giocare con compagni nuovi, palazzetti adeguati ed in generale avere tutto l’occorrente che serve per allenarsi”.
E a Napoli invece come vanno le cose?
“Purtroppo, nonostante i nostri lodevoli dirigenti si impegnino moltissimo da tanti anni la situazione dell’impiantistica è sempre piuttosto bloccata. Basti pensare che la squadra senior non riesce a trovare un impianto su cui allenarsi nonostante nei dintorni ce ne siano parecchi, fra più e meno belli. Ma fra un problema burocratico, richieste economiche assurde o problemi di spazi non si riesce a trovare un modo per allenarci. Questo mi dispiace molto e dovrebbe far riflettere le istituzioni su quali sono i veri problemi che affrontano le realtà del sud. Sono convinto che in qualche modo supereremo anche questo ostacolo ma di certo non è facile”.
Il settore giovanile invece va alla grande.
“Sì, i dirigenti hanno saggiamente puntato molto sul vivaio e messo in secondo piano la prima squadra. Scelta che condivido sia per una questione di costi sia per una questione di ricambio generazionale. Negli anni scorsi quando ho potuto sono sempre andato a dare una mano con gli allenamenti dei piccoli, quest’anno con l’università purtroppo non riesco. I numeri però parlano chiaro: ci sono più di 30 ragazzini che fanno hockey a Monteruscello e questo è un patrimonio inestimabile per l’hockey Napoli”.
Quale è il sogno nel cassetto per il suo futuro hockeystico?
“Riuscire a giocare a Napoli una partita di campionato, qualunque esso sia. Dopo tutti questi anni e tanto peregrinare nelle città vicine ancora non sono riuscito a giocare nella mia città. Questo si che sarebbe un vero e proprio desiderio realizzato. Speriamo di farcela”.
Saluti i nostri lettori.
“Grazie ad Hockeyinlineitalia per quest’intervista ed un caro saluto a tutti coloro che si sbattono per giocare la nostra disciplina nonostante le grandi difficoltà”.