I giocatori italiani all’estero sono sempre di più. E ciò succede sempre più spesso ai nostri portieri, visti con particolare interesse dal mondo del roller hockey europeo. In origine fu il Tita, Jean Baptiste Dell’Olio, a tracciare la strada con la sua avventura a Rethel, di cui tutt’oggi è membro dello staff. Poi negli anni abbiamo assistito all’esperienza francese di Luca Montanari e a quella spagnola di Enrico Ognibeni e Fabiola Berardi. Questa volta è il turno di Nicole Bonamino, portiere cresciuto fra Monleale e Milano e fra i pilastri della formazione azzurra.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lei su questa esperienza:
Come è arrivata quest’opportunità?
“Era da un po’ che pensavo di fare un’esperienza all’estero. Quest’estate ho ricevuto una chiamata dalla Spagna nel club di Aranda de Duero, che quest’anno per la prima volta gioca il campionato Elite, essendo una squadra abbastanza giovane. A titolo informativo i campionati femminili spagnoli sono: la liga Oro, che sarebbe tipo la serie B e la liga Elite ossia la serie A, più vari campionati regionali”.
Quale è stata la sua prima reazione?
“Ero contenta, dopo anni a Milano avevo voglia di cambiare. Però non ero ancora convinta se Aranda fosse il posto per me, quindi a settembre ho partecipato con alcune ragazze al torneo Tsunamis di Barcellona per chiedere se ad altre squadre sarebbe piaciuto avermi in porta. Lì ho trovato Angel, l’allenatore delle Panteras di Valladolid che mi ha chiesto se volevo giocare con loro, e così gli ho detto di sì. Ho preferito le Panteras perché è un club più grande, sito nel capoluogo di provincia, mentre Aranda è una cittadina piccola a 70km da Valladolid. E perché il Cplv insieme al Rubyi Cent Patins è uno dei due club “storici” dell’hockey in line spagnolo, quindi più organizzato, con un palazzetto nuovo e bellissimo (proprio in questi giorni sono stati terminati i lavori per gli spalti) e perché in Aranda le ragazze sono veramente giovani, mentre nelle Panteras hanno la mia età, quindi anche a livello di squadra ho pensato che mi sarei trovata meglio. E così è stato”.
Come hanno preso questa decisione i suoi compagni e amici del Piacenza?
“Beh alle mie compagne manco (spero!) però sono tutte d’accordo che giocare un anno all’estero è un’ottima esperienza di crescita sportiva, dato che in Spagna, per ora, il livello è generalmente più alto rispetto all’Italia”.
Come è stata accolta a Valladolid? Quali sono gli obiettivi della società e perché hanno deciso di puntare su di lei?
“Bene, mi hanno dato casa e lavoro e vivo con un ragazzo argentino che gioca anche lui nel Cplv. L’anno scorso le Panteras hanno vinto il campionato e quest’anno l’obiettivo è lo stesso. Adesso siamo a metà campionato, da quando sono arrivata ho giocato tutti i minuti in porta nel campionato Elite e abbiamo perso solo una partita all’overtime, posizionandoci seconde in classifica, quindi sta andando piuttosto bene”.
Come è il campionato femminile spagnolo? Quali le principali differenze con quello italiano?
“Il campionato è veramente divertente, sia perché il gioco è molto rapido sia perché nel campionato Elite ci sono 8 squadre di cui 6 sullo stesso livello, quindi per ogni partita il risultato finale è incerto. Le differenze sono quelle che derivano da un sistema-hockey femminile che è presente da più anni rispetto all’Italia, quindi è maggiormente strutturato, ci sono più ragazze che giocano, anche perché in Spagna camminando per strada si incontra molta gente che pattina, aggiungendo il fatto che a Valladolid come attività sportiva in tutte le scuole si può scegliere l’hockey in line come sport..diciamo che è sicuramente più facile scoprire questo sport e accedervi”.
Come è stato il primo approccio con gli allenamenti, il gioco e la diversa città?
“Le prime settimane è stato strano, in campo ci mettevo di più a capire gli esercizi, che sono per la maggior parte di tattica e ad una velocità molto più rapida che in Italia. In più non conoscendo la lingua è difficile inserirsi per esempio nei discorsi in spogliatoio ecc.. Però lo spagnolo è simile all’italiano quindi in poco tempo mi sono abituata a giocare e ho imparato a comunicare.. non parlo ancora benissimo, però ci capiamo e questo è l’importante”.
Quale e dove pensa che sarà il suo futuro?
“Questa è una bella domanda. Per adesso non so ancora, stare a Valladolid mi piace, oltre a giocare faccio l’allenatrice e qui ci sono veramente tanti ragazzi che giocano..la cosa più sorprendente è il numero di ragazzi/ragazze è praticamente equivalente! Mi hanno detto che potrebbe essere per il fatto che il pattinaggio fino a pochi anni fa era una cosa prevalentemente femminile..quindi è per questo che ci sono così tante bambine..per esempio a Natale c’è stato un torneo femminile contro la violenza di genere..e all’inizio si pensava di fare diverse squadre del club più Lugo e Aranda e..nel nostro club facendo due conti si sarebbero potute fare 4 squadre solo di ragazze dal 1998-2003, incredibile! Come ho detto si insegna hockey nelle scuole, quindi alcuni pomeriggi vado nelle palestre a insegnare (ai più piccoli 5-7 anni solo pattinaggio..più grandi con stecca, pattini e casco) e tutti i giorni insegno ai portieri dai 10 ai 17 anni. Mi piace molto e credo che il prossimo anno potrei stare qui..poi chissà..”.
C’è qualcuno in particolare che intende ringraziare o salutare?
“Ringrazio Fabiola Berardi, che è stata a giocare a Tenerife e coi suoi racconti mi ha fatto venire la voglia di partire. Senza di lei magari non avrei preso in considerazione questa fantastica opportunità! E saluto le mie compagne di squadra, le Gatte Nere, che nella prima giornata di campionato hanno vinto contro Torino e Vicenza, grandissime”.