Il capitano della formazione più invidiata del mondo lavora sulle barche, ha un look tutto particolare e 29 anni: parliamo di Ian Rezac, di Sunsit Beach, punto di riferimento dello spogliatoio a stelle e strisce. Hockeyinlineitalia lo ha intervistato per voi:
Essere il capitano degli Usa è un grossa responsabilità. Come affronti questo ruolo?
“Sicuramente è un grande onore e una grande responsabilità. Sono grato allo staff per avermi indicato, sono in una posizione in cui tutti mi guardano e cercano in me un punto di riferimento, provo a svolgere al meglio il mio compito anche grazie ai fantastici compagni di squadra che mi ritrovo”.
Il vostro è un gruppo eterogeneo ma in costante crescita. Come è il rapporto fra di voi?
“Negli Stati Uniti ci troviamo spesso di fronte come avversari e quindi ci conosciamo tutti. In campo non ci si risparmia ma poi al di fuori siamo tutti grandi amici e spesso ci troviamo a bere e chiacchierare insieme. Il nostro amalgama è in miglioramento anche e soprattutto grazie ad un grande allenatore, al terzo anno alla guida degli Usa (Ken Murchinson, ndr), molto bravo nello scegliere i giocatori fra loro compatibili. Il coach ci conosce tutti ed ha fatto le sue scelte; ha imposto un atteggiamento serio e non festaiolo al di fuori del campo e tutti lo rispettano”.
Nel vostro paese non avete un vero e proprio campionato come in Europa ma tanti tornei. Cosa ne pensi?
“Da noi giochiamo più o meno un grosso torneo ogni 2 mesi mentre nel mezzo giochiamo fra di noi per il gusto di divertirci. Quasi tutti giocano ad hockey in line per puro divertimento e quindi sarebbe difficile affrontare un campionato come quello europeo; certo, fossi stato più giovane e con meno legami anche io avrei avuto tanto piacere a venire in Europa per affrontare un campionato come il vostro, credo che sia un’esperienza fantastica per un ragazzo giovane”.
Quale il torneo più importante secondo te negli USA?
“Credo il Narch, perchè è quello più storico e quello che tutti sentono maggiormente. Io purtroppo non sono mai riuscito a vincerlo ma tutti danno il massimo per provare a riuscirci. Anche le ditte ci tengono molto ad avere successo in quel torneo, per loro è un bel ritorno di immagine”.
Nel vostro team quasi tutti i giocatori sono sponsorizzati da un’azienda, nel suo caso Alkali. Come si trova con loro?
“Per tanti anni ho avuto l’onore di vestire Bauer/Mission e con loro mi sono sempre trovato molto bene. Poi si è aperta quest’opportunità e l’ho colta al volo: Alkali tratta i suoi giocatori come una grande famiglia e non ci fa mancare mai niente. E’ un onore collaborare per queste aziende perchè sono il top del roller hockey e fanno di tutto per far sentire i giocatori a loro agio”.
Curiosità: negli Stati Uniti è in voga una particolare usanza. Quando la squadra entra in pista per fare riscaldamento il primo ad entrare è il miglior giocatore della gara precedente che fa un giro di pista indossando un cappello originale. Per Tolosa 2014 è stato scelto un elmo medievale.