Ormai circa un decennio fa destava curiosità una squadra di Allievi che batteva le grandi del nord pur proveniendo da una realtà hockeysticamente sconosciuta. Quelle piccole pesti poi sono cresciute, ed hanno continuato a vincere in tutte le categorie, allenate dall’inossidabile coach Marco Bellini, ex atleta di canottaggio dedito alla nuova disciplina dell’hockey in line.
Il cammino è stato lento ma inesorabile e quando i toscani sono arrivati nei campionati senior non hanno impiegato molto tempo per salire la china fino ad arrivare alla A1. Ma che oggi quei ragazzi di provincia siano in testa al campionato di serie A1 (in coabitazione con il Verona), non se lo sarebbe mai aspettato nessuno. Un semplice gruppetto di amici, amanti dell’hockey in line, senza nessun innesto esterno e senza alcun rimborso spese, è al vertice del campionato nazionale.
Ne abbiamo parlato con l’artefice del miracolo Molinese, ossia Marco Bellini:
Se 15 anni fa le avessero detto che un giorno sarebbe stato primo in classifica in A1 con i piccolini che aveva davanti ai suoi occhi, ci avrebbe creduto?
“Direi proprio di no. Sappiamo che sul nostro primo posto incide anche la discutibile decisione sul Milano perchè altrimenti sul campo saremmo terzi. Però la classifica ad oggi dice primo posto e per chi come me viene dal canottaggio e iniziò a proporre questo sport a inizio anni 2000, è davvero una enorme soddisfazione”.
Una squadra che nasce da dei figli d’arte, i Bellini e i Lettera, ma che ha anche diversi altri ragazzi di assoluto valore.
“Io ho sempre impostato il mio lavoro di quattro anni in quattro anni e questa squadra ha una grossa componente del quadriennio 1989-1992, fra cui ci sono i nostri primogeniti. Sono stati un traino per gli altri, un esempio da cui prendere spunto, ma la cosa bella è che si era creato questo mood positivo dove i più piccoli guardavano i grandi e cercavano di raggiungerli. Oggi abbiamo in prima squadra anche dei classe 1997 e non possiamo che esserne orgogliosi”.
E dire poi che, purtroppo, dal punto di vista dell’impiantistica state passando un momento davvero terribile.
“Sì, purtroppo possiamo allenarci solo due volte a settimana e siamo costretti a giocare in casa ad Empoli. La pista è stata oggetto di rilievi ASL e servono cifre davvero importanti per farla tornare agibile, non so se si riuscirà a trovare la quadra in tempi degni. Sto cercando anche di spostare l’attività su Viareggio, che dista solo 20′ da Molina di Quosa, ma i ragazzi vedono che sono preoccupato, sono sensazioni difficili da nascondere. Probabilmente, se avessi avuto il campo a disposizione come ho avuto per quasi 20 anni, avrei potuto fare ancora più allenamenti con la prima squadra ed insistere sul settore giovanile. Di certo il momento sarebbe molto più roseo di come è oggi”.
Cosa si aspetta dal futuro quindi?
“Non posso negare la mia grande preoccupazione. Il ricambio generazionale ora ha un grosso buco e sono ripartito dai 2004-05 ma che inevitabilmente perderò se non avrò un impianto in cui poter proporre la mia attività. Speriamo che una soluzione si trovi a breve ma sono già un paio d’anni che conviviamo con queste situazioni di emergenza, basti pensare che quest’anno neanche dovevamo iscriverci alla serie A1. Più passa il tempo, più cresce lo sconforto”.
Tornando al campo, ha notato un diverso approccio alle vostre partite per quanto riguarda gli avversari?
“Di certo oggi non ci sottovaluta nessuno. Tutte le squadre schierano la formazione titolare, girano a due linee invece che tre e danno il 100% fino all’ultimo. Solo il primo anno capitava che magari i nostri avversari schieravano il secondo portiere, poi ci hanno sempre rispettato e lo fanno sempre di più. Devo dire però che i miei ragazzi sono maturati molto: reagiscono poco e niente, giocano con la testa e ragionano in maniera giustamente diversa in base al momento della partita. Sono molto soddisfatto di questo”.
Dove può arrivare questa Molinese?

La cerimonia del “taglio del codino” per anni andato in scena dopo le vittorie di campionati giovanili
“Difficile dirlo. Noi giochiamo sempre per vincere, poi si vedrà”.
In chiusura, quale è il suo pensiero circa il movimento generale dell’hockey in line?
“Devo dire che è un momento particolare perchè in alcune zone, che promettevano bene, si è avuta una brusca involuzione, da altre invece, che sembravano meno fertili, si è avuto un netto sviluppo. Il problema maggiore è la drastica carenza di impianti sportivi e la difficoltà che si ha nell’accedere nelle scuole. Poi purtroppo va registrata anche una forte disinformazione nel divulgare il gioco; inoltre ancora in troppi pochi puntano sul vivaio, probabilmente perchè puntare sui propri ragazzi dà soddisfazioni solo nel lungo termine. Chi punta nel vivaio però otterrà maggiori risultati e con minori soldi: sono scelte di lungimiranza. Per quanto riguarda le squadre nazionali invece, mi piacerebbe che ci fosse un’unica scuola di pensiero e di gioco e che questa venisse insegnata a tutti gli atleti azzurri, dai piccoli ai meno piccoli. Oggi invece i vari allenatori hanno metodi molto diversi fra loro”.
Saluti i nostri lettori.
“Un grazie ad Hockeyinlineitalia che dà modo a tutti coloro che amano l’hockey in line, e sono tanti, di tenersi informati in maniera semplice. Uno strumento davvero utile. Un saluto a tutti”.