Nuovo quadriennio al via per l’hockey in line. Dopo la conferma, scontata in quanto unico candidato, del presidente Sabatino Aracu (ottava elezione consecutiva), la FISR ha anche nominato i settori tecnici per ogni disciplina.
Per l’hockey in line confermato l’uscente Fabio Forte: il nostro portale ha provato ad intervistarlo ma le nostre domande sono rimaste senza risposta e l’unica uscita pubblica dell’asiaghese, sul proprio profilo Facebook, è stato un signorile “il potere logora chi non ce l’ha” (vedi foto di seguito). Lasciamo ai lettori la possibilità di costruirsi un’opinione al riguardo.
Chi invece non si è sottratto alle nostre domande è Gianluca Tomasello, che in questo quadriennio avrà non solo l’incarico di responsabile delle squadre nazionali ma anche di vice settore tecnico.
Questa la nostra intervista:
In questo quadriennio, oltre all’incarico di responsabile squadre nazionali, sarà anche vice settore tecnico. C’è qualcuno in particolare che vuole ringraziare o al quale vuole dedicare questa nuova avventura?
“Sono dentro la FISR grazie a Fabio Forte e la sua stima: non posso quindi che ringraziarlo. Mi gratifica inoltre il fatto che ho avuto segnali di apprezzamento da tutti: dirigenti, atleti, vertici federali e non posso che ringraziare tutti per la stima che ripongono in me e che hanno portato alla mia nomina in questo duplice ruolo. Il settore tecnico è la chiave di volta del nostro sport e farne parte mi onora”.
Lo scorso quadriennio si è chiuso fra luci e ombre. Le nazionali italiane, dopo alcuni anni con ottimi risultati, hanno avuto un brusco calo nelle ultime uscite internazionali. Solo sfortuna, o c’è qualcosa da rivedere?
“Sfortuna si, ci può stare, ma in piccola parte. A livello internazionale sono gli episodi che possono cambiare le sorti non solo di una singola partita ma dell’intera competizione. Non sto a guardarmi indietro, preferisco guardare al futuro: l’aspetto preoccupante è l’espressione del gioco in pista delle nostre nazionali che non è cresciuta nel tempo cosi come era cresciuta nei primi anni del mio incarico. Su questo dovremo lavorare.
Come squadre nazionali abbiamo rivisto anche un po’ la parte relativa alle guide tecniche, cambiando alcuni elementi, pur apprezzando il lavoro svolto da chi c’è stato finora. L’obiettivo è cambiare mentalità: dando nuove facce, nuovi stimoli ai ragazzi ci proponiamo di realizzare questo auspicio. Abbiamo cercato di scegliere i tecnici ideali per ogni categoria, poi per carità qualche errore da cui imparare e da correggere c’è sempre.
Il nostro è uno sport che si evolve, forse non siamo stati al passo delle evoluzioni, ma non ci abbattiamo: negli ultimi 8 anni abbiamo fatto molto bene, abbiamo preso molte medaglie e proviamo a ripartire da lì con buoni propositi”.
A livello di attività di club la tanto attesa svolta della nostra disciplina, dipinta eternamente come la “disciplina del futuro” stenta a decollare, soprattutto nei numeri dell’attività di base. Quale è la sua opinione a riguardo? C’è qualcosa che intende cambiare nel futuro?
“Sicuramente la pandemia in tutto ciò non ha aiutato. Sappiamo bene che uno dei più grossi problemi delle società è l’aspetto finanziario e si fa fatica a reperire risorse. Io vengo dalle squadre nazionali: è evidente che negli ultimi anni le squadre azzurre hanno ricevuto un prodotto di qualità inferiore su cui lavorare rispetto al passato.
Il mondo di base è un mondo che sicuramente devo conoscere di più e credo che come Federazione dovremo ripartire dall’ascolto delle realtà territoriali per capire cosa si può fare per aiutare la promozione della nostra disciplina alla base. E’ evidente che una maggiore espansione e una maggiore quantità, sarebbero un beneficio per tutti”.
Dopo un avvio di campionato caratterizzato da intense polemiche circa il protocollo sanitario, costato al Milano Quanta due ko a tavolino e 6 punti di penalizzazione, l’attività è ripartita con pochi intoppi grazie ai tamponi rapidi forniti da FISR. Vedendo ciò che accade in Francia, possiamo ritenerci fortunati?
“Direi proprio di si. Sono molto felice perchè siamo riusciti a chiudere le finali nazionali giovanili dello scorso anno, e credo che siamo una delle pochissime discipline che ha assegnato gli scudetti 2019-20. Il fatto di essere ripartiti con la sicurezza dei tamponi è un grosso passo in avanti per la disciplina e per i ragazzi”.
Parliamo ora dei settori giovanili, e del femminile. Quale è secondo lei lo stato dell’arte? Come e dove si può migliorare? Cosa può fare la Federazione e cosa possono fare i club?
“I settori giovanili, purtroppo, negli anni hanno visto un numero di squadre scendere soprattutto come quantità. Sarà una delle sfide da vincere, quella di avere più squadre e giocare di più, soprattutto come quantità oltre che come qualità. Come femminile siamo in pratica all’anno zero: sarà opportuno parlare con gli appassionati che non hanno mai mollato il settore per capire non tanto come ripartire, quanto come partire. Cinque squadre femminili di club in tutta Italia non possono essere un risultato soddisfacente ed anche il presidente Aracu, in più occasioni, ha ribadito quanto il femminile sia importante per lo sport in generale”.

Tomasello (sinistra) con Luca Rigoni (al centro) e la consigliera federale Cristina Marabese (destra)
C’è un settore in particolare in cui crede che sia necessario “spingere” di più per migliorare l’attuale situazione?
“Se ne devo indicare uno, indico il settore giovanile. Sono il serbatoio del futuro: la qualità, lo abbiamo anche visto a Barcellona 2019 con la nazionale under 20 maschile, non ha la stessa qualità degli anni precedenti. A Nanjing 2017 abbiamo avuto una qualità pazzesca, che ora non sto rivedendo. Tutto è ciclico, ci arriveremo, ma è un settore che dobbiamo preservare, ampliare e migliorare con nuovi stimoli e nuovi obiettivi. Uno dei miei pallini è emulare ciò che si fa in altri sport come basket o rugby: è importante coinvolgere fin da subito i bambini più piccoli e trasmettere entusiasmo alle nuove generazioni.
Come FISR siamo arrivati ad organizzare fino ad una nazionale 16 sperimentale che è un risultato non di poco conto: quando arrivai io neanche la partecipazione ai mondiali under 20 era scontata”.