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QUINTAVALLE TORNA AD ATTACCARE FORTE ED ARACU DAI MICROFONI DI OVERTIME
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INTERVISTE

QUINTAVALLE TORNA AD ATTACCARE FORTE ED ARACU DAI MICROFONI DI OVERTIME

Dicembre 29th, 2016 Riccardo Valentini INTERVISTE, promo 217

Giorgio Prando (sinistra) intervista Umberto Quintavalle (destra)

Giorgio Prando (sinistra) intervista Umberto Quintavalle (destra)

Il patron del Milano Quanta, Umberto Quintavalle, scaglia le bordate di fine anno al responsabile del settore tecnico Fabio Forte e al rinnovato presidente della FIHP (ora FISR) Sabatino Aracu. Lo fa all’interno della trasmissione autoprodotto “Overtime”, intervistato da Giorgio Prando. Clicca QUI per vedere la trasmissione integrale.
Questa la nostra trascrizione della video intervista:

Il primo minibilancio:
“Se fossimo a scuola darei un 6,5, abbiamo giocato bene, abbiamo vinto la Supercoppa ma siamo un po’ mancati nei 2 match più importanti, contro Monleale e Cittadella. Se giochiamo come in questi 2 match finiremo con il vincere poco o niente. Se giochiamo come in Supercoppa invece credo che ci regaleremo qualche buon sorriso”.

Sui nuovi innesti:
“Non sono completamente soddisfatto. E’ molto difficile giocare da noi, abbiamo dei valori, anche etici, che pretendiamo vengano rispettati in campo e fuori. I ragazzi sono capitati in un mondo molto diverso quale erano abituati e ancora non hanno recepito al 100% la nostra mentalità. Il valore tecnico non si discute, ma d’altronde anche Andrea Delfino, la cui classe è indiscussa, ci ha messo qualche mese per ambientarsi appieno”.

Gli obiettivi:
“Primo, il campionato. Secondo la Coppa Italia. Terzo figurare bene in Champions; quarto la Supercoppa, già arrivata. In campionato siamo ad un passo dal raggiungere il record degli Asiago Vipers, vincitori di 7 scudetti di fila. In Champions incontriamo quasi tutte le squadre dello scorso anno, ma le prime 3 si sono molto rinforzate, le spagnole giocano in casa e dulcis in fundo c’è la new entry dalla Rep. Ceca. Non è che andiamo a partecipare, certo che l’obiettivo, ambizioso, è raggiungere la semifinale, anche se sognare costa poco e la speranza è l’ultima a morire”.

Sulla Coppa FIHP:
“Consideriamo la Coppa FIHP la cosa più illogica che potevano inventare. Una Coppa che non ha nessun richiamo verso i media, e quindi verso gli sponsor. Aggravante il fatto che è giocata a metà gennaio, quando un mese dopo si gioca la Coppa Italia con 5 squadre su 6 che sono le stesse. Sono costi aggiuntivi senza senso. Ancora non abbiamo deciso se manderemo la prima squadra o una squadra giovanile che faccia esperienza e si diverta”.

Sulle formule di campionato e Coppa Italia:
“Credo ci sia stato un grosso errore di programmazione. La Coppa Italia è stata concepita in maniera illogica, costosissima, con dei pernotti per troppe persone. Il responsabile del settore tecnico e la Federazione non hanno capito due cose fondamentali: la prima è che si taglino i costi, la Coppa FIHP è un costo inutile che dobbiamo mantenere. Poi aumentando i ricavi, con visibilità, sponsor e pubblicità.
Già in Coppa Italia se riuscissimo ad avere l’interesse dei media sarebbe un passo in avanti, ma l’anno scorso purtroppo non è andata così”.

Sulle recenti elezioni FIHP:
“Sulla rielezione: si può parlare a carattere generale di una conferma. Dopo 24 anni ce ne saranno altri 4 di presidenza Aracu e della sua organizzazione e della sua logica gestionale. In realtà ci sono tre novità di rilievo che hanno caratterizzato questa assemblea.
Il primo è che viene aggiunta una quota rosa al numero dei consiglieri nell’ambito federale, che ritengo una buona cosa, specie perchè espressione di una regione, l’Emilia Romagna, che sta facendo bene con tre squadre in serie A.
La seconda novità è che nell’ambito delle discipline della nostra federazione è stato inserito lo skateboard, disciplina in crescita.
La terza il cambio di denominazione, passando da FIHP a FISR. Non posso dire che ci abbia entusiasmato aver perso il nome hockey dalla dicitura e ci sembra cacofonico il “rotellistico” ma non sono di certo questi i problemi della nostra federazione.

Unica novità che possiamo cogliere con ottimismo è l’intenzione di Aracu di nominare una commissione tecnica che possa dare un controllo e contributo al responsabile del settore tecnico. Mi auguro che venga realizzato quello che è stato promesso.
Purtroppo non si è fatto cenno al fatto che noi vorremmo, come hockey in line, una separazione dall’hockey pista. Oggi siamo un po’ una depandance e questo non ci sta bene, ci tarpa un po’ le ali, calcolando anche che ad oggi il nostro numero di tesserati è superiore a quello del pista. Non c’è stata neanche discussione su un altro tema che ci sta a cuore: una federazione separata che abbiamo come focus fondamentale l’hockey, magari anche insieme a hockey pista, hockey prato, hockey ghiaccio. Assurdo che ci siano federazioni in contrapposizione. Senza considerare che in campo internazionale l’hockey in line è curato da due federazioni, FIRS e IIHF”.

Le bordate a Fabio Forte:
“Credo che ogni organizzazione ha successo se a suo capo ci sono uomini vincenti. Questo non è per l’hockey in line. Con Fabio Forte noi abbiamo visioni diametralmente opposte su come gestire e sviluppare l’hockey in line. Cosa che ci fa essere spesso conflittuali. Non so se noi abbiamo ragione perchè noi non abbiamo la controprova. Sembra palese a tutti che lui stia sbagliando tutto.
Fra i vari errori: come ha organizzato Coppa FIHP e Coppa Italia ne abbiamo già parlato. Per il campionato ci sono state ipotesi di pura fantasia che non stanno nè in cielo nè in terra. A 15 giorni dal campionato noi neanche sapevamo come avremmo giocato.
In teoria fra A e B avrebbero dovuto esserci 24 squadre, se ne sono iscritte 17. Il campionato di serie B a sole 6 squadre è assai scarno di motivazioni per chi gioca questo campionato.
Di negativo per il signor Forte c’è anche il livello di litigiosità a cui ha portato il movimento. Non siamo al tutti contro tutti ma poco ci manca. Ci sono 2 blocchi contrapposti: noi siamo 4 gatti e divisi siamo 2 gatti. Questo comporta che poi in Federazione decide tutto Aracu perchè non può capire cosa gli viene richiesto. Forte ha una visione personalizzata, assai poco democratica. Lui non ascolta chi non gli piace, ha le sue idee e le porta avanti anche in contrasto con il pensiero di squadre molto importanti che partecipano a serie A e B. Non ha inteso che per sopravvivere e svilupparci (giovanile, strutture etc) le società devono abbassare i costi e aumentare i ricavi. Questo si fa passando da spettacoli degni, non come oggi, e avere mezzi di comunicazione che pubblicizzano questi spettacoli degni che diano pubblicità e sponsor che sono le uniche fonte di ricavo.
Lo sviluppo del nostro movimento non avviene dove potrebbe svilupparsi bene e con successo ma è limitato sempre alle stesse zone. In Piemonte – Valle D’Aosta c’è una forte tradizione, cosi come in Lombardia, che ha come risultato una sola squadra che gioca fra A e B. In Alto Adige si potrebbero creare delle straordinarie sinergie e che invece non avviene.
Io credo che una persona che occupa una posizione di prestigio debba essere di esempio, di carisma, forte, che dia le linee conduttrici senza che nessuno possa sollevare qualcosa in contrario. Come si può essere d’esempio se Forte ha subito circa 360 giornate di squalifica per cattiva condotta negli ultimi anni.
La posizione di responsabile tecnico e presidente societario degli Asiago Vipers sono incompatibili. C’è un enorme conflitto di interessi.
Il presidente federale ancora non lo ha nominato, anche se sembra già fatto. Io mi auguro che non lo nomini, e che questo avvenga mi auguro che Forte non accetti questo incarico”.

Sul presidente Aracu:
“Su Aracu, a carattere generale, luci ed ombre. Per me è sbagliatissimo che un uomo sia solo al comando per 28 anni di fila. E’ necessario, obbligatorio, doveroso che ci sia un ricambio, forze fresche, idee nuove. Lui è stato eletto democraticamente per 28 anni ma lui secondo me non si doveva presentare, doveva creare le premesse per passare il testimone ad un successore. Ci sono anche aspetti positivi. Lui si sa muovere molto bene in chiave internazionale ed ha riconoscimenti di primissimo piano in chiave internazionale. Lui ha una capacità fortissima di sapersi muovere in chiave politica ed in chiave CONI. Non escluderei che, dopo Malagò, si liberi un posto nella giunta CONI e che lui possa fare molto bene in quella sede.
Non bene invece il fatto che è evidente a tutti che lui non segue e non sente l’hockey in line. In 10 anni non è mai venuto ad una finale, di campionato o di Coppa Italia, il che dà un segnale di disinteresse al nostro mondo. Lui delega, e coloro che sono delegati coltivano il loro orticello e non gli interessi generali.
Altra cosa che non ho mai apprezzato è che lui non ascolti la base e le sue istanze. Cosi come non apprezzo che abbia perso la Rai Sport, e noi della Rai abbiamo bisogno come il pane perchè genera interesse che genera pubblicità.
Non comprendiamo il fatto che ci sia un fesso, sono io, che sia disponibile a costruire un palazzetto di 2500 persone per l’hockey in line in una città europea come Milano, non Roana, ma il disinteresse della Federazione ci spinge a non andare avanti”.

Sul futuro dell’hockey in line:
“L’hockey in line è uno sport molto spettacolare che è in pieno sviluppo. Sono convinto che con una nuova testa questo sport avrebbe molto successo. Sport olimpici sono hockey ghiaccio ed hockey prato, non capisco perchè non potrebbe esserlo l’hockey in line. Mi auguro che fra alcuni anni si possa considerare l’hockey in line sport olimpico.
In chiusura un messaggio di augurio molto sentito a tutto il mondo dell’hockey in line”.




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Riccardo Valentini

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