Brasile terra di spiagge, calcio e belle ragazze ha anche un buon campionato di hockey in line. In pochi probabilmente lo sapevano ma da tanti anni i verdeoro partecipano ai Mondiali e diverse volte, come anche in questa edizione, sia a quelli FIRS che IIHF.
Della realtà sudamericana abbiamo parlato con due giocatori, Edoardo Dalmazo di Rio de Janeiro e Joao Henrique Vasconcellos di San Paolo.
Venire in Europa a giocare per voi è sicuramente un sacrificio. La Federazione vi rimborsa qualcosa?
“Purtroppo no. Nel Mondiale FIRS dobbiamo pagarci tutto mentre nel Mondiale IIHF la federazione internazionale stessa provvede al vitto e all’alloggio delle squadre, quindi in tal caso dobbiamo pagarci solo l’aereo. Questo ovviamente è un problema ma l’hockey in line per i brasiliani è uno sport solo per benestanti”.
Perchè?
“Perchè dobbiamo pagarci tutto anche a casa, ossia protezioni, trasferte, divise da gioco, impianti. Nessuno ci guadagna con l’in line, siamo solo mossi da un’enorme passione. Adoriamo questo gioco”.
Come è organizzato il campionato brasiliano?
“E’ diviso principalmente in tre tipi di campionato: i regionali, i nazionali e la coppa brasiliana. Quest’ultimo è quello più importante ed è diviso in tre categorie, una specie di serie A, B e C. Otto squadre per ogni categoria, quindi 24 in totale. Sommando tutti i vari campionati arriviamo a giocare circa 25 partite all’anno, non molte purtroppo. Le migliori realtà sono concentrate nella zona di San Paolo, dove ci sono 5 squadre di serie A e un discreto impianto, anche se purtroppo in tutto il Brasile non c’è un solo pavimento in Sport Court, dobbiamo giocare sul cemento. Anche a Belo Horizonte c’è un bel campo mentre a Rio giochiamo all’aperto”.
Come nasce l’hockey in line in Brasile?
“Come nel resto del mondo l’arrivo del pattino in linea ha fatto sognare tante persone. Guardavamo l’Nhl in televisione e la voglia di emulazione ci ha portato a giocare rudimentalmente questo sport. Poi piano piano siamo cresciuti ed ora il livello delle nostre squadre non è poi tanto male”.