Sulla rete, precisamente sulla pagina on line del quotidiano L’Arena, si trova questo interessante intervista a Simone Carrer, giocatore della Zardini Etichette Sorci Verdi Cus Verona. Clicca QUI per leggere l’articolo sul quotidiano. Ve lo riportiamo:
«Hockey, sport della mia vita», parola di Carrer. L’attaccante bolzanino, in forza alla Zardini Etichette, non smetterebbe mai di giocare. Arrivato da Bolzano, in due stagioni è diventato una delle migliori frecce all’arco della squadra allenata da mister Zaharia. Simone Carrer, attaccante di 24 anni trasferitosi a Verona inizialmente per motivi di lavoro, poi ci è rimasto per studiare scienze dell’educazione.
Ti aspettavi che la prima stagione in A1 sarebbe stata così dura?
«No, non mi aspettavo che avremmo fatto tanta fatica, anche se sapevo che sarebbe stato comunque molto difficile. Il tasso tecnico è nettamente al di sopra della A2. Ma lotteremo fino alla fine per conquistarci la salvezza».
Come valuti il rendimento della squadra?
«In crescita. Siamo partiti con il piede sbagliato, ma ci stiamo rimettendo in corsa e penso che anche i risultati (a parte la trasferta di Milano) lo possano confermare. Diciamo che abbiamo anche avuto poca fortuna…»
Da cosa dipenderà la salvezza?
«È ormai un testa a testa con Novi Ligure, un punto sopra di noi in classifica: sicuramente lo scontro diretto a Novi deciderà molto, ma chissà che una delle due squadre non riesca a sorpresa a raccogliere punti in altre partite».
In che modo sei arrivato alla Zardini Etichette?
«Nell’estate 2012, dopo aver scoperto di dovermi spostare a Verona per lavoro, ho chiesto a vari conoscenti bolzanini se avevano informazioni sul movimento hockeistico veronese. Qualcuno aveva i riferimenti della dirigenza della Zardini, con la quale mi sono proposto. Sapevo che sarebbe stato un grosso cambiamento, perché a Bolzano non esiste un club di hockey in linea e giocavo a rotelle solo d’estate».
Quali pensi siano le tue migliori qualità come giocatore?
«Mi dicono che ho un tiro potente. A me piace il mio dribbling».
Quando hai conosciuto l’hockey?
«Ho cominciato su ghiaccio all’età di 8 anni. Nella mia città la disciplina è molto diffusa, più che a Verona. Sono cresciuto nelle giovanili del Bolzano HC, ma giocavo anche a calcio. Iniziate le scuole superiori abbandonai l’hockey per dedicarmi a tempo pieno al pallone, ma dopo qualche tempo capii che avevo fatto uno sbaglio. Mi accorsi che l’hockey era la sport della mia vita e per questo ripresi. Nel corso degli anni sono passato dal Bolzano all’EV Bozen 84, squadra con la quale sono arrivato a giocare anche in serie A2. Per quanto riguarda l’hockey in linea, invece, la mia prima vera stagione è stata quella con Verona… ed è arrivato il primo campionato vinto in vita mia!»
Come ricordi la stagione della promozione?
«Bellissima, soprattutto quando le cose hanno iniziato a girare bene e la possibilità di vincere e salire in A1 non era più un’utopia. L’entusiasmo era alle stelle. È stata indimenticabile, sia dentro che fuori dal campo: ho conosciuto compagni che mi hanno accolto benissimo e con i quali mi frequento tuttora anche fuori dalla pista».
Cosa significa per te la parola “hockey”?
«L’hockey è la mia passione: è affascinante, coinvolgente, fisico ed anche bello da vedere. Non smetterei mai di giocare. Significa tensione prima della partita, clima da spogliatoio, match e anche ovviamente post partita con i compagni».