Andrea Comencini è da tanti anni uno dei top players del panorama italiano. Smesse le lame e passato alle rotelle Comancio, come lo chiamano gli amici, ha sempre impressionato abbinando alla forza fisica una straordinaria tecnica e la profonda conoscenza del sistema di gioco. Nella sua carriera è stato vincitore di numerosi trofei ed è uno dei pilastri della Nazionale italiana. Hockeyinlineitalia lo ha intervistato in esclusiva.

Comencini (centro) con i compagni Dorigatti (sinistra) e Banchero (destra) durante i play off scudetto dello scorso anno
Sono tanti anni ormai che gioca ai vertici nazionali ed internazionali dell’hockey in line. Quando è passato dal ghiaccio alle rotelle, cosa l’ha spinta a farlo e quali sono le emozioni che ancora il roller le dà?
“Ho smesso con l’hockey su ghiaccio dopo la stagione 2007/08. Mi era passata la voglia, per la prima volta da quando ero bambino era diventato un peso dover andare a fare allenamento. Così ho deciso di appendere le lame al chiodo e continuare solo con l’inline. Più che emozioni il roller mi fa divertire. Anche se si tratta di A1 il clima e le pressioni sono completamente diverse da quelle del ghiaccio e questo fa si che il roller per me sia divertimento”.
Quanti titoli ha vinto nella sua carriera di in line? Quale il più sudato e il più goduto?
“Fino adesso ho vinto 7 campionati Italiani, 3 Coppa Italia, 3 Supercoppa Italiane e 1 Coppa dei Campioni. Il più sudato non saprei, ho avuto la fortuna di poter giocare in squadre fortissime partendo da favoriti ogni volta. Idem per il titolo più goduto, non ce n’è uno in particolare, ogni vittoria era sempre diversa e bella per motivi diversi”.
Questo è il terzo anno che gioca con Milano e per la terza volta siete favoriti. Non ci si annoia a vincere sempre?
“Annoiarsi a vincere? Questa mi è nuova, questa domanda la farei a chi ancora non ha vinto nulla”.
Oltre all’hockey ha anche un lavoro full time. Come si fa a rimanere competitivi nello sport e non tralasciare la carriera lavorativa?
“Lavorare e giocare non è un’impresa così difficile. A roller si gioca una sola volta a settimana (il sabato il più delle volte) e si fanno dai tre ai due allenamenti sempre la sera dopo l’orario lavorativo. Quindi roller e lavoro possono coesistere benissimo”.
Quali consigli si sentirebbe di dare al mondo dell’hockey in line per migliorare in qualità e quantità?
“Se avessi la bacchetta magica sarebbe facile! Purtroppo migliorare non sarà una passeggiata. Non conosco molto il settore giovanile di questo sport ma se da 10 anni a questa parte sono sempre gli stessi i giocatori che fan la differenza c’è qualche cosa che non va. Le cose stanno pian piano cambiando, quest’anno si vedono in campo alcuni giovani molto interessanti, tra tutti direi Baldan di Padova e Ferrari di Milano. Speriamo non siano due eccezioni e che come loro ne escano altri ma per far questo servono ottimi allenatori delle giovanili”.
Alcuni suoi colleghi con cui ha condiviso le gioie della Nazionale stanno lasciando, Mantese su tutti. Continuerà la sua avventura in azzurro?
“Alla Nazionale non ci penso. Da settembre a maggio mi preparo, mi alleno e gioco per il mio club. Se a fine stagione riceverò la chiamata dal CT allora penserò al da farsi. Non so che progetti abbia lo staff azzurro, se effettuare un radicale cambio generazionale o inserire solo alcuni giovani elementi in un roster già collaudato. Sicuramente ci sarà da lavorare, un altro Mantese in Italia non c’è e difficilmente ci sarà ma gli altri col tempo saranno tutti tranquillamente rimpiazzabili e i risultati torneranno”.
Milano quest’anno rigiocherà la Coppa Campioni, lei non la gioca dai tempi di Asiago. Come vi avvicinate a questa manifestazione?
“Sicuramente non sarà facile. Da inizio anno stiamo lavorando molto sulla condizione fisica anche perché in Europa e sopratutto le squadre francesi pattinano molto e molto bene. Riuscire a stare al loro passo sarà fondamentale. Molto difficile è anche giocare contro chi gioca a uomo. Da due anni a questa parte tutte le squadre che giocano contro Milano si mettono a boxe ma questo in Europa non succede e se non saremo preparati a questo l’avventura europea finirà presto. I Vipers prima di riuscire a vincere la coppa ci han provato più volte prima, nonostante in Italia fossero imbattibili”.
Saluti i nostri lettori.
“Volevo complimentarmi con voi per l’ottimo lavoro che state facendo con questo sito, sempre aggiornato e pieno di articoli molto interessanti. Spero sia il primo passo e che pian piano si riesca a pubblicizzare come si deve questo sport. Buone feste a tutti”.
1 Comment
Maria Luisa
29 Dicembre 2013 at 11:13Intervista bellissima, lui è davvero un grande campione ma …… per quel che riguarda i giovani … perchè non cercate anche nei settori giovanili delle squadre meno … “potenti”? perchè gli osservatori non fanno un giretto anche a Modena, a Piacenza, a Forlì? perchè non viene offerta almeno la possibilità di provare a chi non provenga dalla Toscana, dalla Lombardia e dal Veneto? Grazie …………………..