Dopo un anno di lontananza dai campionati italiani i triestini tornano a giocare nel Bel Paese e lo fanno partendo dalla A2.
Il vice presidente Samo Kokorovec spiega la scelta: “Il piano triennale che fu stabilito era a nostro avviso troppo oneroso. Ora ci sono condizioni migliori”. I Kwins sono in salute: “Ci alleniamo insieme senior ed under 20: siamo circa 20 giocatori e 4 portieri”
di RICCARDO VALENTINI
Il Polet Trieste è una delle formazioni storiche del panorama dell’hockey in line italiano: presente nei campionati ufficiali fin dagli albori, è stato per lunghi anni in A1, prima della decisione di rinunciare alle competizioni del nostro Stivale per accasarsi momentaneamente in Slovenia. Dopo un solo anno di stop però, il Polet è subito tornato protagonista e lo ha fatto iscrivendosi alla serie A2, dilaniata in estate da numerose rinunce.
Per conoscere i dettagli del mondo Polet hockeyinlineitalia.it ha parlato con il vice presidente Samo Kokorovec.
Partiamo dalla vostra dura decisione di lasciare l’Italia per la Slovenia. Cosa vi aveva spinto a ciò e perchè siete tornati?
“All’epoca dei fatti eravamo retrocessi dalla A1 e avremmo dovuto giocare in A2. Non eravamo in grado di reggere i costi della massima serie e nella seconda divisione era stato appena approvato un piano triennale a nostro avviso catastrofico, che prevedeva un girone unico a 14 squadre. Per noi era improponibile per i costi che ci sarebbero stati ed allora abbiamo fatto un anno in B. Riguadagnata subito la promozione in A2, le condizioni erano ancora quelle e allora abbiamo deciso di prenderci una pausa dall’Italia ed andare a giocare oltre confine, disputando comunque diverse partite in Italia con la maglia del Buja”.
Come è stata l’esperienza in Slovenia?
“Abbiamo giocato il campionato di A2 sloveno, che potrei dire equivale ad una bassa A1 in Italia. Le regole e l’organizzazione erano quelle IIHF e quindi ci abbiamo messo un po’ ad abituarci, anche se alla fine siamo arrivati quarti. Si è giocato con la formula di andata-ritorno-andata e noi nel primo turno abbiamo vinto quattro partite, nel secondo le abbiamo perse tutte e nel terzo le abbiamo vinte tutte. Un rush finale clamoroso, che ci ha portato al quarto posto su dodici iscritte. Ai play off siamo poi usciti in semifinale contro i vincitori finali, il Brezovice”.
Che effetto le ha fatto questo campionato?
“L’organizzazione è un po’ più scarsa della nostra ma il livello di gioco più alto. Si tengono sempre concentramenti e quindi le squadre si ritrovano nel weekend nello stesso campo, anche se si deve giocare una partita sola. I giocatori vengono quasi tutti dal ghiaccio e quindi hanno una tecnica individuale e un senso del gioco decisamente alto. Anche nella A2 erano presenti fior fiori di giocatori, è stato un piacere confrontarsi con loro”.
Ed ora quali sono i piani della vostra società? Siete in salute?
“Basti pensare che quest’anno, visto che parteciperemo alla under 20 elite, facciamo 3 allenamenti su pattini e 2 a secco a settimana. Abbiamo unito gli allenamenti della A2 e della U20 e quindi in pista siamo sempre circa 20 giocatori e 4 portieri. Il nostro allenatore, Dejan Rusanov, avrà il difficile compito di continuare la crescita dei nostri talenti inserendoli pian piano in prima squadra. Non vogliamo più fare ricorso a giocatori esterni dal nostro vivaio”.
Quest’anno in A2 in tanti vi danno come favoriti. Credete che l’A1 sia alla portata?
“Nel nostro progetto quest’anno dovevamo iscriverci alla B ed arrivare alla A2 l’anno prossimo. Poi ci si è presentata l’occasione di fare subito il salto e l’abbiamo presa al volo. Non credo che vinceremo il campionato ma qualora dovessimo farlo dovremmo ragionare bene l’eventuale iscrizione in A1. Mantenere il nostro impianto costa circa 20-25 mila euro l’anno in manutenzioni ordinarie; ci sono dei fondi della Regione già erogati che non possiamo prendere per via della legge di stabilità e ciò comporta che il vento e le intemperie ogni anno facciano numerosi danni ad una struttura che era nata per essere coperta. L’A1 rispetto alla A2 ha numerosi costi in più, quasi il doppio. Per una società come la nostra non basata sul professionismo è difficile sostenere tali spese”.