Solo da pochi anni ricopre full time nell’hockey in line il ruolo dell’allenatore ma si è già perfettamente calato nel ruolo. Parliamo di Luca Rigoni, per gli amici Tapio, anche quest’anno in forza alle nazionali maschili senior e under 20 e reduce dalla sua prima stagione come head coach in una squadra di club, il Milano Quanta.
Tanti successi per il tecnico asiaghese: argento con la nazionale senior, bronzo con l’under 20, en plein in Italia con il Milano Quanta.
Hockeyinlineitalia lo ha intervistato per voi.
Coach, lei è stato in entrambi i gruppi nazionali maschili, partiti con aspettative diverse. Che esperienza è stata?
“Direi un’ottima esperienza. Devo ringraziare i miei colleghi Sartori per l’under 20 e Rela per la senior con i quali c’è stata una collaborazione massima e completa che ha portato ad un lavoro svolto in armonia e ben recepito anche dalla squadra.
Partivamo con aspettative diverse ma sono arrivate soddisfazioni con entrambe le squadre. Con la senior è stata una sorpresa positiva, nessuno poteva aspettarsi un risultato simile.
Con l’under 20 siamo partiti con la consapevolezza di poter vincere e sul campo abbiamo dimostrato di essere il team più forte. Peccato aver trovato sulla nostra strada una Francia che non ha rubato niente e molto esperta tatticamente che ci ha eliminato ai rigori. Credo sia stata una finale anticipata, visto anche come si sono concluse le finali 1° e 3° posto e considerando che ai quarti di finale tutte le sfide, tranne la nostra, si sono concluse con una sola rete di differenza.
Sono comunque arrivate due medaglie mondiali, un risultato importante”.
Negli ultimi anni andare a medaglia sta diventando una piacevole abitudine. Una volta era un evento molto più raro. Come se lo spiega?
“Perchè ora si lavora tanto e bene, in maniera seria e programmata e con tanti raduni. Per questo dobbiamo ringraziare la federazione che mette i giocatori e gli staff nelle condizioni di operare al meglio. Prima l’under 20 non andava neanche ai Mondiali ogni anno, ora invece c’è molta più continuità. Con l’under 20 questo cambio di passo si è registrato dal Mondiale di Tolosa: da lì sono arrivati un bronzo in Argentina che è stato una sorpresa, un argento ad Asiago che è stato una conferma ed un bronzo a Nanjing che un po’ brucia.
Parlando dei senior devo dire, con molta franchezza, che il livello si è abbassato e di molto. A London 2004 e Roccaraso 2011, quando l’Italia vinse bronzo e argento, il livello generale era più elevato. Ora invece ci sono poche squadre all’altezza delle migliori. Non voglio sminuire il lavoro nostro: noi facciamo il massimo ma alcuni snobbano la competizione. Basti pensare che quest’anno sono retrocessi gli Stati Uniti, è assurdo per il nostro sport. Le nordamericane sono le grandi assenti degli ultimi anni, ma anche altre squadre si esprimono al di sotto del livello che potrebbero”. Con un livello medio più basso anche il quarto di finale, gara crocevia di ogni Mondiale, diventa più semplice ed in questa maniera le gare per le medaglie arrivano più facilmente. Sarebbe bello potersi confrontare anche con le realtà IIHF ma su questo possiamo far poco”.
Una gara che verrà ricordata negli anni è il 3-2 alla Repubblica Ceca, grande favorita a Nanjing.
“Li abbiamo battuti con una partita che rasenta la perfezione, preparata nei dettagli e con i giocatori che hanno fatto perfettamente ciò che avevamo chiesto dal primo all’ultimo secondo. In queste partite serve poi anche un pizzico di fortuna, che c’è stata. Loro erano reduci dalla vittoria ai World Games e degli ultimi due Mondiali ed erano attrezzati per vincere anche in Cina. Una grande soddisfazione”.
Vendrame, Bellini, Barsanti, Lettera, Ferrari, Dal Ben, Ustignani: la linea dorsale dell’Italia senior è tutta “made in in line”. Un bel segnale per un movimento che per troppi anni ha perso tempo dietro a discussioni infinite circa l’utilizzo di giocatori formati sul ghiaccio.
“E’ da un po’ di tempo che sono pochi i giocatori che vengono dal ghiaccio a fine stagione a fare la differenza. La chiave credo che sia nel pattinaggio: fino a qualche anno fa i ritmi erano più lenti e quindi chi veniva dal ghiaccio, pur stentando nella pattinata, riusciva a dare il suo contributo. Oggi il campionato italiano è cambiato radicalmente e si pattina molto di più, quindi chi è nato e cresciuto con la tecnica del pattinaggio in line è avvantaggiato. Ovviamente poi c’è da considerare che se non sei allenato, non puoi giocare ad alti livelli, a prescindere dalla formazione. Ciò si è visto molto anche nei Mondiali under 20 dove le prime otto squadre classificate avevano ottimi ritmi di pattinaggio”.
Come ha visto le altre nazionali?
“La Francia non è una sorpresa, sono anni che hanno un buon programma. La Spagna molto in crescita: sta lavorando bene, sia nelle giovanili che nel senior. Basti pensare che, nei senior, hanno messo in forte difficoltà la Francia nel quarto di finale e probabilmente se avessero vinto sarebbero riusciti a conquistare la finale per l’oro, pur venendo dalla serie B. E’ brutto invece vedere altre squadre come Svizzera, USA o CANADA di così basso livello quando si sa che possono dare molto di più. Sono ottimista sulla Svezia: sta migliorando e nei prossimi anni anche in FIRS potrebbe competere per le posizioni che contano”.
Passiamo ai club. La scorsa stagione Milano ha dominato in Italia. Quest’anno?
“Con il mercato ancora non chiuso credo sia presto per esprimersi. Ci sono giocatori che spostano gli equilibri che potrebbero andare a rinforzare qualcuna delle nostre avversarie e quindi è difficile dare un giudizio definitivo ad oggi. Credo che sarà un campionato simile allo scorso, con 4 squadre sopra le altre, ossia Milano, Cittadella, Verona e Vicenza al posto di Monleale, ma aspettiamo prima di parlare.
Io posso guardare a casa mia e dire che abbiamo perso un giocatore importante come Fontanive, per motivi familiari, ma salutiamo con piacere il ritorno di Mantese, che comunque sarà fuori i primi mesi e che comunque continuerà a vivere a Praga per lavoro, ed il giovane Arcese, purtroppo già infortunato. Fare meglio dello scorso anno in Italia è impossibile, avendo vinto tutto, quindi puntiamo a confermarci nei confini nazionali ed a fare meglio in Europa. Il gruppo è collaudato e alcuni elementi chiave hanno fatto esperienza e giocato gare importanti con la mentalità di dover vincere. Saranno quindi sicuramente cresciuti e dovremo dimostrare sul campo di aver fatto un ulteriore salto di qualità.
In Supercoppa avremo diverse assenze importanti, calcolando che Lievore non si è ancora ripreso dalla frattura rimediata ai World Games e che Belcastro sarà squalificato, e sarà una gara secca, da sempre aperte ad ogni risultato. Dovremo essere concentrati e partire subito bene”.
Grazie ai buoni rapporti con Mantese ha vissuto anche una piccola esperienza di hockey in line in Repubblica Ceca, con il Beroun. Come è andata?
“Ho giocato una sola giornata ma ciò mi ha consentito di avere comunque a casa la medaglia di campione nazionale di Repubblica Ceca visto che poi la squadra ha vinto il campionato. E’ sicuramente un modo diverso di vedere le cose: hanno un grande talento, e sanno di averlo, e c’è molto meno lavoro sulla tattica. Anche le partite importanti finiscono con tante reti, come 12-8, impensabile da noi. Si gioca con le regole IIHF (campi 30×60, porte grandi, fuorigioco, icing, etc…) e quindi è un in line diverso ma comunque affascinante. Se lavorassero anche a livello tattico sarebbero imbattibili. Ci sono giocatori molto forti, come Petruzalek, e quindi il livello di gioco è molto alto.
Tornare a giocare le ha fatto venire nostalgia?
“Su ghiaccio gioco ancora e mi sono sempre tenuto in forma ma nell’hockey in line ormai sono entrato nella mentalità da allenatore, quindi non mi manca più di tanto. Sono proiettato su questa mia nuova veste di coach”.
Futuro con le nazionali?
“Confermo le mie disponibilità. Poi sarà a chi di dovere decidere se confermarmi o meno”.
C’è qualcuno a cui vuoi dedicare questi successi?
“Sì. A mia moglie e alla mia famiglia. Se posso permettermi di fare queste esperienze e dare un contributo alle nazionali è merito di mia moglie che lavora e cresce due bambine tutta l’estate. Il loro supporto mi è fondamentale”.